Stop loss: come funziona, come usarlo e tipologie
Lo stop loss permette ai trader di chiudere in automatico una posizione quando le perdite arrivano a un certo limite. Si tratta di uno dei principali strumenti per il risk management degli investimenti, specie quando si fanno operazioni speculative con l’uso della leva finanziaria.
Se stai imparando a fare trading, avere un’idea chiara di cosa sia e come funziona lo stop loss ti aiuterà a evitare che le perdite su una singola operazione possano diventare eccessive. Ogni trader esperto sa che non si può avere sempre ragione, ma ciò che conta è semplicemente ottenere più profitti che perdite.
Per imparare al meglio l’uso di strumenti come take profit e stop loss è sempre consigliabile seguire dei buoni corsi di trading online. La formazione è essenziale per diventare dei trader competenti, soprattutto quando si è alle prime armi. Non c’è bisogno di spendere cifre esorbitanti: risorse come il corso gratuito di Capex sono ottime per apprendere il risk management sotto la guida di docenti esperti.
Cos’è lo stop loss?
Lo stop loss è un ordine che impone alla nostra piattaforma di trading di liquidare una posizione a un certo livello di perdite. Il suo complementare è il take profit, che invece serve a chiudere in automatico una posizione quando questa si trova a un certo livello di profitto.
Il motivo principale per cui si utilizza lo stop loss è che non si può essere sempre di fronte ai grafici. Qualunque cosa potrebbe accadere sui mercati finanziari mentre non li stiamo controllando, potenzialmente con danni importanti per il nostro account. Anziché rischiare che un singolo evento causi perdite fuori controllo, possiamo utilizzare lo stop loss per limitare le perdite e passare oltre.
Quando facciamo previsioni di Borsa, è normale avere dei target sia riguardo al potenziale profitto che alla potenziale perdita. Il rapporto rischio/rendimento dovrebbe sempre essere al centro dell’attenzione di un trader, soprattutto quando si fa trading sul margine. Con le posizioni di lungo termine in cui non si usa la leva finanziaria, anche una perdita importante può essere recuperata dalla crescita del titolo nel corso degli anni; quando si utilizza la leva, però, limitare i danni diventa molto importante nel caso in cui le cose si mettano male.
Altro caso comune di utilizzo dello stop loss è nei trade in cui si fa short selling. Nella vendita allo scoperto la perdita potenziale è illimitata, per cui è necessario avere un livello di chiusura automatica sugli ordini.
Come funziona lo stop loss
Il meccanismo di funzionamento dello stop loss è piuttosto semplice. Il trader decide in che caso il broker debba chiudere automaticamente la posizione; come vedremo tra poco, esistono diverse tipologie di stop loss. Ognuna di queste ha delle caratteristiche diverse, che possono renderla più adatta a un tipo di operazione o a un altro.
Quando si verifica la condizione per la chiusura automatica del trade, il broker procede a eseguire l’ordine. Nel caso in cui avessimo comprato dei titoli, li venderà; nel caso in cui avessimo venduto allo scoperto, li comprerà per saldare la posizione.
Chiaramente l’esecuzione dello stop loss è condizionata dalla liquidità presente nel mercato. Nel caso in cui non fosse immediatamente possibile reperire un compratore o un venditore, l’ordine potrebbe essere eseguito a un prezzo leggermente diverso. Questo fenomeno è noto nel trading come slippage ed è impossibile ridurre a zero le probabilità che accada.
Per ridurre le possibilità di slippage al minimo, una buona idea è utilizzare un broker molto popolare con un grande mercato di ordini interni. La nostra scelta in questo caso ricade su eToro, che ormai da anni è il nostro servizio di riferimento per investire tanto sul breve quanto sul lungo termine.
Clicca qui per il sito di eToroTipologie di stop loss
Una volta lo stop loss disponibile sulle piattaforme di trading era molto basilare. Si sceglieva un prezzo e, nel caso in cui lo strumento finanziario avesse raggiunto quel livello, la posizione veniva chiusa in automatico. Questo è il meccanismo più semplice per gestire le chiusure automatiche ed è ancora la tipologia di stop loss più comune.
Sulle piattaforme più avanzate, come MetaTrader, si trovano diverse tipologie di stop:
- Prezzo – Quando lo strumento finanziario raggiunge il prezzo in questione, la posizione viene chiusa in automatico;
- Pips – Se il prezzo si muove nella direzione contraria al nostro investimento per un certo numero di pips, la posizione viene chiusa;
- Perdita (percentuale) – Il broker liquida la posizione nel caso in cui la perdita arrivi a rappresentare una data percentuale del capitale investito;
- Perdita (assoluta) – La posizione viene chiusa se la perdita arriva a una certa quantità di denaro;
- Trailing stop – Prima che il broker liquidi la posizione, si attende che rispetto al massimo profitto toccato dalla posizione il prezzo si muova nella direzione contraria di un certo numero di pips.
Il trailing stop è quello più tecnico, ma anche per certi versi il più interessante. Anziché utilizzare come riferimento il prezzo di apertura del nostro trade, il broker utilizzerà il punto in cui il nostro profitto ha raggiunto il prezzo più alto. Paradossalmente, questo significa che in teoria la posizione potrebbe essere chiusa in profitto e non in perdita.
Dove posizionare lo stop loss
Quando si tratta di posizionare lo stop loss, inevitabilmente si finisce a parlare di tante possibilità diverse. Non esiste infatti una regola generale da seguire, ma piuttosto varie strategie che nel tempo sono diventate popolari. Per quanto sia bene conoscerle, è normale che con il passare del tempo un trader arrivi a sviluppare delle metodologie proprie per decidere i suoi livelli di chiusura automatica.
Alcuni trader utilizzano addirittura il trading algoritmico per impostare gli stop, mentre altri scelgono semplicemente di rivolgersi a un servizio di segnali di trading per evitare di dover prendere tutte le decisioni in proprio. Detto questo, qui presentiamo le tre metodologie da conoscere per familiarizzare con il posizionamento dello stop loss.
Come abbiamo accennato nell’introduzione, per apprendere più strategie legate allo stop loss è utile approfondire il mondo dell’analisi tecnica e fondamentale. Per farlo consigliamo il corso gratis di Capex, che offre tantissimi spunti sui livelli di chiusura automatica e si può frequentare online da qualsiasi dispositivo.
1 – Supporti e resistenze
Una scelta molto comune è quella di posizionare lo stop loss in concomitanza di supporti e resistenze. Lo si fa soprattutto quando si fa trading aspettando la price action, cioè la rottura di un canale o un forte trend direzionale. In questi casi, di solito, si pone lo stop loss in concomitanza dell’inizio del trend o presso il livello del canale che è stato rotto dalla price action.
Tutto questo richiede comunque una buona dimestichezza con l’identificazione dei livelli chiave. Per trovare supporti e resistenze ci sono diverse strategie; alcuni trader utilizzano le trend line, mentre altri preferiscono analizzare il grafico senza strumenti. Ci sono persino indicatori di trading, come lo zig zag e le bande di Bollinger che possono aiutare a trovare questi livelli sul grafico.
Supporti e resistenze sono usati comunemente anche per posizionare il take profit, per cui familiarizzare con questi strumenti può avere una doppia utilità. Detto questo, è importante ricordare che il prezzo potrebbe semplicemente rimbalzare in prossimità del livello chiave e poi tornare a muoversi nella direzione del nostro investimento.
2 – Rapporto rischio/rendimento
Alcuni investitori preferiscono gestire lo stop loss in base al rapporto tra rischio e rendimento della loro posizione. Se ad esempio hanno un target rialzista del 20%, cioè pensano che nel migliore dei casi guadagneranno questa cifra sul loro investimento, posizionano lo stop loss a un livello che rappresenterebbe una perdita del 7-10%.
Normalmente chi usa questa strategia cerca di avere un rapporto rischio/rendimento tale da poter guadagnare il doppio o il triplo di quanto potrebbe perdere. Questo, però, è un metodo totalmente discrezionale che non tiene a mente né l’andamento del grafico né il valore intrinseco dello strumento su cui si investe.
3 – Pivot point
Un altro metodo comune per posizionare lo stop loss è collocarlo in prossimità del pivot point. Si tratta di un punto identificato dall’andamento del prezzo nella giornata di Borsa precedente, ed è comunemente utilizzato per interpretare il sentiment di mercato. Quando il prezzo di un asset si trova al di sopra del punto di pivot lo si interpreta come un segnale di mercato rialzista, mentre quando il prezzo è al di sotto del punto di pivot lo si prende come un segno di mercato ribassista.
Se un trader nota che il mercato apre al di sopra del pivot point, potrebbe considerare l’apertura di una posizione di acquisto. In questo caso lo stop loss potrebbe essere posizionato appena al di sotto del punto di pivot, in modo che in caso di cambiamento del trend il trade non vada a causare perdite eccessive. Lo stesso vale anche al contrario, quando si investe sul ribasso dei mercati intraday e si posiziona lo stop loss poco sopra il pivot point.
Quando usare lo stop loss
Usare lo stop loss non sempre è una buona idea. specie quando si fanno investimenti di lungo termine. Teoricamente questo strumento nasce per limitare le perdite, ma in alcuni casi potrebbe portare a chiudere una posizione che sarebbe diventata profittevole in un momento successivo.
Idealmente, la scelta più conveniente sarebbe utilizzare lo stop loss quando si investe in modo speculativo. Questo include il trading intraday, lo scalping, la vendita allo scoperto e le operazioni in leva. Si tratta di circostanze in cui la perdita potenziale è alta e basta una piccola oscillazione per capire se la posizione sia destinata a essere profittevole o in perdita.
Dall’altra parte, quando si compra un pacchetto di azioni da mantenere sul lungo termine, ha poco senso utilizzare lo stop loss. Può capitare che sul breve termine un titolo azionario abbia delle flessioni anche piuttosto importanti, ma che sul lungo termine la sua crescita sia molto superiore a queste flessioni. Soprattutto quando si attua il growth investing (con asset molto volatili), è importante tenere a mente questi meccanismi.
Per quanto lo stop loss possa aiutare a limitare le perdite, a volte limita i profitti. Non sarebbe bello vedere una posizione chiudere in perdita tramite uno stop automatico, solo per scoprire che nelle settimane successive il mercato ha preso la direzione opposta.
Conclusioni e consigli utili
Lo stop loss è uno degli strumenti più utili a disposizione di chi fa trading. Come tutti gli strumenti, però, bisogna saperlo usare. Questo richiede sia formazione che esperienza: imparare la teoria e metterla in pratica è essenziale per padroneggiare questo e tutti gli altri meccanismi del trading.
Per quanto riguarda la formazione, abbiamo già specificato che attualmente il corso gratis di Capex è la scelta più pratica per imparare da una fonte autorevole senza dover investire migliaia di euro. Per quanto riguarda la pratica, invece, consigliamo di aprire un conto demo su eToro.
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FAQ
Lo stop loss è una condizione in cui un trade viene liquidato in automatico e chiuso in perdita. Lo stop limit è l’ordine di comprare o vendere uno strumento finanziario entro un certo prezzo massimo.
A volte gli stop loss non funzionano come preventivato perché, quando si verifica la condizione per chiudere la posizione, sul mercato non c’è sufficiente liquidità per chiudere la posizione. Di solito i broker reagiscono a questa situazione cercando di chiudere la posizione al prezzo più vicino al quale c’è sufficiente liquidità.
La piattaforma di trading di Fineco supporta la selezione dello stop loss. Verificando i dettagli delle posizioni già aperte è anche possibile spostare il livello di stop a rialzo o a ribasso.
Lo stop loss serve a limitare le perdite sui trade che vanno nella direzione opposta a quella che avevamo previsto. Quando la condizione di stop loss si verifica, il broker chiude la posizione in automatico.